Descrizione
L'acronimo "DI" sta per "direct inject" e durante gli anni '80 i tecnici del suono erano spesso
riluttanti a registrare le chitarre elettriche in altro modo.
Allora, come oggi, la maggior parte dei chitarristi preferiva il tono dei loro amplificatori
all'effervescenza senz'anima dei processori d'epoca e delle DI box ultra pulite.
Spesso venivano poste domande imbarazzanti, ma invariabilmente deviate con mormorii
sulla "separazione" o sul "mantenerlo asciutto".
Anche così, molti suoni iconici di chitarra sono stati creati registrando chitarre elettriche
direttamente nei banchi di missaggio e la pratica risale agli anni '50.
Il termine "diretto" non è strettamente accurato, perché è necessaria un'interfaccia
tra una chitarra passiva e un preamplificatore microfonico per abbassare l'impedenza della sorgente.
Molti preamplificatori classici avevano circuiti discreti con trasformatori di alta qualità che potevano
colorare i toni della chitarra in modi molto piacevoli. Gli equalizzatori suonavano in modo molto "musicale"
e consentivano agli ingegneri di modellare il suono con precisione per garantire che la
chitarra si adattasse correttamente al mix.
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